Mirko Grifingi
La mia storia
In molti mi chiedono come mai ho cominciato a fare questo lavoro e da cosa è nata questa passione. Non ho mai detto a nessuno la vera realtà e oggi mi voglio liberare e raccontarla.
Quando ero molto piccolo i miei genitori si lasciarono e io, nonostante mio padre e mia madre fossero sempre presenti, soffrivo molto e piangevo perché mi sentivo solo.
Un giorno dissi a mia mamma di aver bisogno di un amico, il migliore: un cane.
Inizialmente non era d’accordo, non voleva animali. Poi un giorno, al mare, un ragazzo ci disse che avrebbero ucciso una cucciolata di cani se non avessero trovato a chi affidarli.
Così mia madre si convinse e adottammo un cucciolo. Quel cane era Joy e fu la mia rinascita, la mia salvezza.
Da quel giorno io non mi sentii più solo perché avevo accanto a me il mio migliore amico.
Joy
Il mio migliore amico
Tutto era fantastico e Joy cresceva: era un cane molto intelligente ma con un carattere molto impegnativo, un cane super attivo sempre in cerca di guai (scappava , tirava al guinzaglio, distruggeva tutto in casa , diventava aggressivo con i maschi)… un vero “teppista”!
Fu così che mia madre decise di chiedere aiuto ad un professionista che lo addestrasse ma, dopo tanti tentativi falliti, nessuno ci aiutó: tutti ci facevano fare lavori inutili, uno addirittura lo definì “cane psicopatico”, molti ci consigliavano psicofarmaci…
Noi non lo facemmo, pur rendendoci conto di dover condurre una vita impegnativa, perché Joy era davvero un cane molto particolare.
Tutto ciò fino a quando non sono cresciuto e ho cominciato a prendermi cura personalmente di lui e a portarlo fuori con me.
In poco tempo Joy diventó un altro cane e tra noi si creó un legame ancora più bello e forte.
Una promessa
Trasformata in missione
Ma gli anni passavano e un giorno Joy cominciò a stare male. Il veterinario gli diagnosticò un brutto male che da lì a qualche mese lo avrebbe portato via per sempre da me.
Io ero diventato un ragazzo e Joy un cane adulto sempre più malato. Una mattina mi alzai e Joy era sdraiato a terra che respirava a fatica. Era tardi, dovevo andare a scuola ma vedevo che stava per lasciarci e gli chiesi per favore di aspettare il mio ritorno.
Può sembrare la scena di un film ma non lo è: me lo ricordo ancora quel maledetto giorno. Quando rientrai erano le 14 e Joy era ancora vivo; mi avvicinai, lo abbracciai e poi chiuse gli occhi per sempre.
In punto di morte gli chiesi scusa se non ero riuscito a fargli vivere più esperienze possibili insieme e gli feci una promessa: da grande avrei fatto un lavoro che avrebbe salvato tanti cani e che avrebbe potuto permettere alle loro famiglie di vivere esperienze bellissime insieme.
Per noi non era stato possibile, perché nessuno fu in grado di addestrarlo.
Doggo
Il metodo di educazione per cani problematici
Dopo due anni di formazione, il corso presso ENCI in cui ho ottenuto l’attestato di Addestratore, alcuni corsi di approfondimento e la dovuta esperienza sul “campo”, mi sono dedicato completamente all’educazione comportamentale dei cani e alla cura del rapporto con i loro padroni.
Oggi, dopo tanti sacrifici e dedizione, posso dire di aver mantenuto quella promessa e di aver creato una scuola che sta regalando una nuova vita a tutti quei cani e padroni che si trovano in difficoltà.
Joy era solo un grande cane che aveva bisogno di qualcuno che lo sapesse gestire facendogli capire quali fossero le regole per una convivenza sana e pacifica basata sul rispetto reciproco.
Nella maggioranza dei casi, infatti, condurre un cane educato e addestrato significa essere un punto di riferimento e una guida per il nostro amico peloso all’interno della società stessa, contro la cultura dell’abbandono.
E io, ogni giorno, in quello che faccio, rendo onore al mio vecchio amico Joy e lo ringrazio di quello che lui è stato per me.
Vi voglio salutare con questa frase: “l’uomo addestrato può diventare il migliore amico del cane”.